Giovanni Bertacchi Fumetto - CDS - 17 giugno 2014
Giovanni Bertacchi
PERENNEM IN MEMORIAM
a Filippo Turati
Io t’alzo di lontano
un sepolcro di canto, che trasmigri
per lo spazio e pel tempo ovunque chiami
un credente o un esule: raccolte
sui tuoi sonni, o fratello
morto pel mondo senza focolare,
come nel tempio immagini votive,
vigilano le tue fedi più care.
Tua madre, che ti vide
moltiplicato in fratellanze ignote,
e rassegnata alle deserte attese,
benedisse la tua colpa ribelle;
l’Italia onde chiudesti
in tua rinuncia, le malìe nel cuore,
sommovendone il suolo in un tumulto
nudo di glebe, per più sante flore;
la rude ardua fatica,
balzante, al tocco della tua parola,
dalle fonde assemblee, di contro il cielo,
tese le braccia al suo futuro; il grande
sogno fraterno, volo
d’arcangelo che per gli spazi va,
adeguando le Patrie ispide e chiuse
nei panorami della Umanità.
Oh il lembo onde quel sogno
parve lambire i popoli, fu come
la zona ove la terra incontra il cielo,
che si dilunga più quanto più vai.
La tua parola ardente,
percossi i petti in un impeto muto
di passione, valicò dai piani,
ai pallidi nevai dell’incompiuto.
Pur l’opera perduta,
oltre chi visse, in semine fidenti;
e, dopo l’inno che passò squillando,
il silenzio è un brusìo d’anime… In voi
morti lontano, il sogno
fraterno diventò verbo errabondo;
le patrie dalla cerchia ispida e chiusa
si dilatano in voi, morti pel mondo.
Esule! Un vento grigio
spira tra brividii d’erbe dai bassi
piani del Po, corruga i laghi, increspa
le groppe ai monti e cerca il Nord. Si esilia
verso di te la patria
lombarda; il verbo in che pugnasti tu,
come il Sigfrido dei poeti, occulto
passa in quel vento; né s’arresta più.
dalle “Poesie sparse”
GIOVANNI BERTACCHI
PER FILIPPO TURATI
La poesia di Giovanni Bertacchi è
dedicata al socialista Filippo Turati. Morto nel 1932. Il politico fu tra i
fondatori del PSI, nel 1892. Il partito dei lavoratori italiani. Nell’epoca
giolittiana ebbe posizioni anche dialoganti con Giolitti evitando le posizioni
massimaliste (cioè annunciare e tentare, anche in modo velleitario, la
rivoluzione. Alcuni storici ritengono questa prassi suicida perché né ampliò il
socialismo e scatenò la reazione fascista vincente) di altri esponenti. Nel
1922 venne espulso dal PSI per moderatismo. E fondò il PSU. Quello a cui aderì
Giacomo Matteotti poi ucciso dagli squadristi. Fugge dalla dittatura riparando
in Corsica. Qui pubblica fogli antifascisti. E si adopra, con Pietro Nenni, per
la riunificazione del PSI. Alla sua morte Giovanni Bertacchi che è socialista
ma che guarda al socialismo che non intende imitare la Rivoluzione bolscevica
dei comunisti di Lenin né tantomeno la sua prosecuzione con Stalin, dedica a
Turati una commossa, ma anche enfatica elegia poetica.
“Perennem in Memoriam” appare in “Altre
poesie”, nell’edizione dell’opera completa in versi, del 1964, a cura di
Francesco Flora. E’ stata poi ripubblicata, in un gruppo di poesie, con il
titolo “Bertacchi il socialista”, dai “Poemetti lirici”, nell’annuario Tellus: “Vite
con ribellioni, rinomate e sconosciute”, nel 2004, a cura di Claudio Di Scalzo
PERENNEM IN MEMORIAM, PERENNE IN
MEMORIA
Io poeta elevo verso te, da
lontano, un sepolcro di versi che confido ti raggiunga valicando lo spazio e il
tempo e ovunque serva a dar notizia del tuo messaggio ai credenti nel
socialismo e agli esuli per antifascismo.
Nel canto mio, nel sepolcro di parole,
poso immagini che ti furono care del socialismo e delle sue lotte. Per te
Filippo Turati che sei morto lontano dalla patria, dalla tua terra, dalla tua
casa, dal tuo focolare.
Tua madre che ti vide impegnato
nel cercar fratellanze in ogni umile e ignoto lavoratore e oppresso, anche
sapendo di non poterti più riabbracciare, benedisse la tua scelta che ti teneva
lontano da lei.
L’Italia stessa schiava della
violenza fascista, che nonostante la persecuzione portavi nel cuore, con particolare
amore verso le grandi masse di lavoratori oppressi, la cui voce avevi tante
volte ascoltato in assemblee e scioperi, tendeva verso te le mani dicendoti che
il sogno di una fraternità socialista non era scomparso, che ancora resisteva
questo disegno di Umanità da compiere.
Il sogno del Socialismo, di una
uguaglianza tra le genti e i popoli, dove tutti hanno di che vivere in pace, fu, per te, come la zona dove la
terra incontra il cielo nell’orizzonte e che si allontana quanto più cerchi di
raggiungerla.
La tua parola ardente e infuocata,
percuoteva i petti degli italiani giusti e nel mutismo imposto dalla dittatura
li faceva ardere, e li raggiungeva dal tuo esilio, valicando le montagne
innevate e le pianure, e diceva che quanto non era stato compiuto nella
giustizia sociale prima o poi lo sarebbe stato. Nel tuo nome di socialista. Nel
nome di Filippo Turati.
L’opera del socialismo è semina
che confida nel futuro, sia quando squilla l’inno dei lavoratori sia quando è
costretto al silenzio, perché diventa un brusio sommesso di anime amiche. E chi
muore lontano per antifascismo, dall’Italia, tanti assieme a te Filippo Turati,
questo seme nomade racchiude il verbo umanitario e sociale che cresce e vagando
nel mondo si rafforza.
Esule Filippo Turati. Morto
solitario e lontano. Oggi un brivido di dolore attraversa le pianure del Po,
increspa i laghi, valica le montagne e si esilia, si spinge via dall’Italia
verso di te con tutta la patria lombarda. Sede del socialismo più tenace. E i
tuoi ideali, il tuo verbo socialista che tanto diffondesti, come raccolto da un
Sigfrido dei poeti, ti raggiunge, e non s’arresterà più.