Il poeta con il nipote
Claudio Di Scalzo
SINTETICA BIOGRAFIA DI GIOVANNI BERTACCHI
(LIBRO-WEB 16)
(LIBRO-WEB 16)
Giovanni Bertacchi nasce a
Chiavenna il 9 febbraio 1869. Nel 1892 si laurea con una tesi sulla “Raccolta
giuntina di rime antiche”. Nel 1895 pubblica Il canzoniere delle Alpi dove
le simmetrie della natura alpina custodiscono il suo sogno di realtà totali
seppur mediate dallo sconcerto per l’invadenza delle cose e dei vissuti. Tre
anni dopo escono i Poemetti lirici dove tenta il connubio fra
positivismo e mazzinianesimo confidando in una sorta di prosodia che possa
rappresentare il nuovo mondo che avanza. Alle sue spalle, e allo stesso modo
ansanti nel secolo che finisce i lineamenti di poeti come Angiolo Silvio
Novaro, Lucini, Ada Negri, Roccategliata Ceccardi, Cena, Pascoli. In quello
stesso anno, il 1898, si rifugia in Svizzera per motivi politici temendo la
repressione in atto a Milano e dintorni contro i moti popolari. Nel 1903
pubblica la raccolta Liriche umane dove compaiono novelle in versi e
poesie che elevano il lavoro e la fratellanza umana virate in una patina
romantica e suadente. Anche il poemetto in versi sciolti, Le Malie del
passato, del 1905, risente di questo populismo amaro. L’anno dopo pubblica Alle
sorgenti dove l’arte poetica è ricondotta all’umiltà della congenita
erranza del poeta dalla parola alla terra. Nel 1912 Bertacchi pubblica la
raccolta A fior di silenzio che propone anche teneri versi d’amore;
il poeta è già una scheggia di ottocento nel secolo che si affida all’esplosiva
giovinezza, e dissennatezza, dei futuristi o alla malattia crepuscolare e per
lui che si affida alla tradizione arriverà di lì a poco dai Papini e da altri,
con fare teppistico, la scomunica per questa colpa. Nel 1916 il poeta
chiavennasco è chiamato alla cattedra di letteratura italiana all’Università di
Padova per chiara fama di poeta. Il suo Canzoniere infatti e le altre
raccolte vendono migliaia di copie. Il 1921 è l’anno di Riflessi d’orizzonti.
Compare una poesia incline a vaticinare le ragioni metafisiche e sociali della
pace fra gli uomini in anni che annunciano rimbombi di guerre sociali e fra gli
stati come se una guerra mondiale non fosse già stata combattuta. Con il
fascismo al governo e poi al potere totalitario viene costruito un silenzio
attorno al poeta sempre più stretto e mortificante. Il suo socialismo ancorché
umanitario e nel 1915-18 interventista patriottico non gli risparmiano un
sospettoso isolamento imposto dalle autorità politiche e culturali. In questo
clima esce nel 1929 Il perenne domani e sarà l’ultima raccolta.
Traspare ancora la fede nell’individuo che si organizza nel lavoro e nel mutuo
soccorso, ma anche la coltre spessa della malinconia. Dopo verrà il ritiro nel
’36 dall’università, l’affidarsi ad anomime rivistine per cantare magari in
dialetto il suo disincanto e la morte il 24 novembre 1942 a Brugherio presso
Milano.
Nessun commento:
Posta un commento