lunedì 2 febbraio 2015

Claudio Di Scalzo: Sintetica biografia di Giovanni Bertacchi - LIBRO-WEB 16

Il poeta con il nipote




Claudio Di Scalzo

SINTETICA BIOGRAFIA DI GIOVANNI BERTACCHI
(LIBRO-WEB 16)

Giovanni Bertacchi nasce a Chiavenna il 9 febbraio 1869. Nel 1892 si laurea con una tesi sulla “Raccolta giuntina di rime antiche”. Nel 1895 pubblica Il canzoniere delle Alpi dove le simmetrie della natura alpina custodiscono il suo sogno di realtà totali seppur mediate dallo sconcerto per l’invadenza delle cose e dei vissuti. Tre anni dopo escono i Poemetti lirici dove tenta il connubio fra positivismo e mazzinianesimo confidando in una sorta di prosodia che possa rappresentare il nuovo mondo che avanza. Alle sue spalle, e allo stesso modo ansanti nel secolo che finisce i lineamenti di poeti come Angiolo Silvio Novaro, Lucini, Ada Negri, Roccategliata Ceccardi, Cena, Pascoli. In quello stesso anno, il 1898, si rifugia in Svizzera per motivi politici temendo la repressione in atto a Milano e dintorni contro i moti popolari. Nel 1903 pubblica la raccolta Liriche umane dove compaiono novelle in versi e poesie che elevano il lavoro e la fratellanza umana virate in una patina romantica e suadente. Anche il poemetto in versi sciolti, Le Malie del passato, del 1905, risente di questo populismo amaro. L’anno dopo pubblica Alle sorgenti dove l’arte poetica è ricondotta all’umiltà della congenita erranza del poeta dalla parola alla terra. Nel 1912 Bertacchi pubblica la raccolta A fior di silenzio che propone anche teneri versi d’amore; il poeta è già una scheggia di ottocento nel secolo che si affida all’esplosiva giovinezza, e dissennatezza, dei futuristi o alla malattia crepuscolare e per lui che si affida alla tradizione arriverà di lì a poco dai Papini e da altri, con fare teppistico, la scomunica per questa colpa. Nel 1916 il poeta chiavennasco è chiamato alla cattedra di letteratura italiana all’Università di Padova per chiara fama di poeta. Il suo Canzoniere infatti e le altre raccolte vendono migliaia di copie. Il 1921 è l’anno di Riflessi d’orizzonti. Compare una poesia incline a vaticinare le ragioni metafisiche e sociali della pace fra gli uomini in anni che annunciano rimbombi di guerre sociali e fra gli stati come se una guerra mondiale non fosse già stata combattuta. Con il fascismo al governo e poi al potere totalitario viene costruito un silenzio attorno al poeta sempre più stretto e mortificante. Il suo socialismo ancorché umanitario e nel 1915-18 interventista patriottico non gli risparmiano un sospettoso isolamento imposto dalle autorità politiche e culturali. In questo clima esce nel 1929 Il perenne domani e sarà l’ultima raccolta. Traspare ancora la fede nell’individuo che si organizza nel lavoro e nel mutuo soccorso, ma anche la coltre spessa della malinconia. Dopo verrà il ritiro nel ’36 dall’università, l’affidarsi ad anomime rivistine per cantare magari in dialetto il suo disincanto e la morte il 24 novembre 1942 a Brugherio presso Milano. 


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